PASOLINI 100
Wednesday 16.03.2022
– Wednesday 29.06.2022
Cinema Ariston
– Wednesday 29.06.2022
Cinema Ariston
I film di Pier Paolo Pasolini tornano al cinema per il centenario
della nascita, con la rassegna della Cineteca di Bologna - nell’ambito
del progetto “Il Cinema Ritrovato. Al cinema” - e CSC – Cineteca
Nazionale “PASOLINI 100”. L’Iniziativa porterà nelle sale di tutto il
territorio italiano la quasi totalità della filmografia pasoliniana,
in un viaggio lungo il cinema di un poeta dall’esordio nel 1961 con
“Accattone” all’ultimo controverso “Salò”, uscito postumo nel 1975.
«La forza di trovare, fin dalla prima inquadratura della sua opera prima, una propria lingua cinematografica, la sperimentazione come metodo di lavoro continuo, la necessità di rimettersi costantemente in discussione». Così racconta il cinema di Pasolini il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. « “Accattone” sembra distare quattro decenni da “Salò”; in mezzo ci sono le borgate romane, la riscrittura del documentario, il “Vangelo”, “Uccellacci”, i film sulla borghesia, la reinvenzione della classicità, la “Trilogia della vita”... la scoperta di Citti e di Davoli, e poi Totò, Magnani e Mangano, a cui offre ruoli unici e inediti, un nuovo modo di usare la musica, luoghi che il cinema non aveva mai saputo guardare, da Matera alla Cappadocia, da Sana’a ai resti della classicità, un cinema di poesia che è anche, sempre, un cinema politico, civile, che affronta i grandi nodi della modernità. Un cineasta condannato, insultato, imbrattato dal primo all’ultimo film, oggi unanimemente riconosciuto come l’artista che ha capito, con decenni d’anticipo, il genocidio culturale che si stava realizzando davanti al silenzio di tutti».
«Un’iniziativa che parte dai restauri compiuti in questi anni per sanare le ingiurie del tempo (e in molti casi della censura), riportando le opere allo splendore originale» afferma Marta Donzelli, presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. «Oggi quei film tornano sul grande schermo, pronti a essere visti, amati e discussi da una nuova generazione di spettatori».
A Trieste la rassegna sarà in programma in esclusiva al cinema Ariston, sala d’essai gestita da La Cappella Underground in viale Romolo Gessi n. 14, con il seguente calendario: 16 marzo “Accattone” (1961), film d’esordio ambientato nelle borgate romane; 30 marzo “Mamma Roma” (1962) nel recentissimo restauro presentato al Festival di Berlino, accompagnato da “La ricotta” (1963), episodio dal film collettivo “Ro.Go.Pa.G.”; 13 aprile “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), girato nelle terre abbandonate e povere del meridione, in Puglia, Calabria e Basilicata; 20 aprile “Comizi d'amore” (1964), film-inchiesta sulla sessualità degli italiani;
27 aprile “Uccellacci e uccellini” (1966) con l’inattesa coppia Totò-Ninetto Davoli; 4 maggio “Edipo Re” (1967), tragedia di Sofocle reinventata alla luce di Freud; 18 maggio “Porcile” (1969), crudele apologo sul presente in due episodi; 25 maggio “Appunti per un'Orestiade africana” (1970), ‘film da farsi’ ispirato alla trilogia di Eschilo, in abbinamento con “Medea” (1969) con protagonista Maria Callas (unico titolo esterno al progetto originale della rassegna, qui riproposto in collaborazione con Minerva Pictures); 8 giugno “Il Decameron” (1971), libera interpretazione di nove racconti di Boccaccio; 15 giugno “I racconti di Canterbury” (1972), ispirato all’Inghilterra trecentesca di Geoffrey Chaucer; 22 giugno “Il fiore delle mille e una notte” (1974), ultimo film della “Trilogia della vita” iniziata col “Decameron”; 29 giugno “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), geniale e scandaloso 'tradimento' di Sade, uscito postumo nel 1976 dopo la morte violenta e prematura di Pasolini.
Il primo film della rassegna, “Accattone” (Italia, 1961, 117’), sarà in programma al cinema Ariston mercoledì 16 marzo alle ore 16.00, 18.30 e 21.00.
Vittorio, soprannominato Accattone, è un delinquente che vive nello squallore della periferia romana. Quando si innamora di una giovane donna, l'uomo decide di ravvedersi e vivere onestamente, ma per lui non sembra esserci possibilità di riscatto. «In “Accattone” ho voluto rappresentare la degradazione e l'umile condizione umana di un personaggio che vive nel fango e nella polvere delle borgate di Roma. Io sentivo, sapevo, che dentro questa degradazione c'era qualcosa di sacro, e allora questo aggettivo, 'sacro', l'ho aggiunto con la musica (...) Bach mi è servito a far capire ai vasti pubblici queste mie intenzioni» (Pier Paolo Pasolini).
«La forza di trovare, fin dalla prima inquadratura della sua opera prima, una propria lingua cinematografica, la sperimentazione come metodo di lavoro continuo, la necessità di rimettersi costantemente in discussione». Così racconta il cinema di Pasolini il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. « “Accattone” sembra distare quattro decenni da “Salò”; in mezzo ci sono le borgate romane, la riscrittura del documentario, il “Vangelo”, “Uccellacci”, i film sulla borghesia, la reinvenzione della classicità, la “Trilogia della vita”... la scoperta di Citti e di Davoli, e poi Totò, Magnani e Mangano, a cui offre ruoli unici e inediti, un nuovo modo di usare la musica, luoghi che il cinema non aveva mai saputo guardare, da Matera alla Cappadocia, da Sana’a ai resti della classicità, un cinema di poesia che è anche, sempre, un cinema politico, civile, che affronta i grandi nodi della modernità. Un cineasta condannato, insultato, imbrattato dal primo all’ultimo film, oggi unanimemente riconosciuto come l’artista che ha capito, con decenni d’anticipo, il genocidio culturale che si stava realizzando davanti al silenzio di tutti».
«Un’iniziativa che parte dai restauri compiuti in questi anni per sanare le ingiurie del tempo (e in molti casi della censura), riportando le opere allo splendore originale» afferma Marta Donzelli, presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. «Oggi quei film tornano sul grande schermo, pronti a essere visti, amati e discussi da una nuova generazione di spettatori».
A Trieste la rassegna sarà in programma in esclusiva al cinema Ariston, sala d’essai gestita da La Cappella Underground in viale Romolo Gessi n. 14, con il seguente calendario: 16 marzo “Accattone” (1961), film d’esordio ambientato nelle borgate romane; 30 marzo “Mamma Roma” (1962) nel recentissimo restauro presentato al Festival di Berlino, accompagnato da “La ricotta” (1963), episodio dal film collettivo “Ro.Go.Pa.G.”; 13 aprile “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), girato nelle terre abbandonate e povere del meridione, in Puglia, Calabria e Basilicata; 20 aprile “Comizi d'amore” (1964), film-inchiesta sulla sessualità degli italiani;
27 aprile “Uccellacci e uccellini” (1966) con l’inattesa coppia Totò-Ninetto Davoli; 4 maggio “Edipo Re” (1967), tragedia di Sofocle reinventata alla luce di Freud; 18 maggio “Porcile” (1969), crudele apologo sul presente in due episodi; 25 maggio “Appunti per un'Orestiade africana” (1970), ‘film da farsi’ ispirato alla trilogia di Eschilo, in abbinamento con “Medea” (1969) con protagonista Maria Callas (unico titolo esterno al progetto originale della rassegna, qui riproposto in collaborazione con Minerva Pictures); 8 giugno “Il Decameron” (1971), libera interpretazione di nove racconti di Boccaccio; 15 giugno “I racconti di Canterbury” (1972), ispirato all’Inghilterra trecentesca di Geoffrey Chaucer; 22 giugno “Il fiore delle mille e una notte” (1974), ultimo film della “Trilogia della vita” iniziata col “Decameron”; 29 giugno “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), geniale e scandaloso 'tradimento' di Sade, uscito postumo nel 1976 dopo la morte violenta e prematura di Pasolini.
Il primo film della rassegna, “Accattone” (Italia, 1961, 117’), sarà in programma al cinema Ariston mercoledì 16 marzo alle ore 16.00, 18.30 e 21.00.
Vittorio, soprannominato Accattone, è un delinquente che vive nello squallore della periferia romana. Quando si innamora di una giovane donna, l'uomo decide di ravvedersi e vivere onestamente, ma per lui non sembra esserci possibilità di riscatto. «In “Accattone” ho voluto rappresentare la degradazione e l'umile condizione umana di un personaggio che vive nel fango e nella polvere delle borgate di Roma. Io sentivo, sapevo, che dentro questa degradazione c'era qualcosa di sacro, e allora questo aggettivo, 'sacro', l'ho aggiunto con la musica (...) Bach mi è servito a far capire ai vasti pubblici queste mie intenzioni» (Pier Paolo Pasolini).