Cristina Battocletti: Bobi Bazlen. L'ombra di Trieste
Tuesday 12.09.2017
I.R.C.I. - Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
I.R.C.I. - Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
Martedì 12 settembre, alle ore 18.00, presso l'I.R.C.I. - Istituto Regionale per la Cultura istriano - fiumano - dalmata in Via Torino, 8 a Trieste, presentazione del volume di Cristina Battocletti "Bobi Bazlen. L'ombra di Trieste".
Irriverente, forse; finanche fastidioso, talvolta. Incalzante e accattivante, però. Senza dubbio pronto ad alzare onde e a bagnare senza freno tutti i brandelli di un uomo, della sua vita, della sua personalità e del suo fare raccolti là dove ancora si può. Così si potrebbe dire del lavoro di Cristina Battocletti “Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste”(La nave di Teseo, pp. 392, euro 19,50). Sicuramente attesa – tanto che, uscita il 31 agosto, è già in ristampa – l’opera ricostruisce la figura di questo strano triestino, il maggiore “intellettuale editoriale” del ‘900. Bobi Bazlen, fra gli anni Venti e tutti gli anni Cinquanta del secolo appena trascorso, fu indubbiamente (e non solo) il maggior “cacciatore di talenti” letterari per l’editoria italiana: dal caso Svevo, la cui fama tardiva avvenne proprio grazie all’intermediazione intellettuale di Bazlen e Montale (che era amico di Bobi), a Kafka e Musil, introdotti, ancora grazie a Bazlen, sul mercato dell’editoria nostra.
Se Einaudi deve molto a questo evangelico-ebreo triestino (sono queste infatti le religioni di appartenenza rispettivamente del padre e della madre di Roberto Bazlen), molto poco religioso quanto, all’opposto, affascinato dalla psicanalisi ma anche dall’esoterismo e dalla cabala, ancor di più l’editoria italiana è debitrice a Bazlen per la nascita di Adelphi, di fatto fondata dal nostro assieme a Foà e oggi ancora condotta da quel Calasso che, in qualche modo, ne è continuatore e figlio spirituale.
L’indagine della Battocletti, vice Direttore della Domenica del Sole 24 Ore, muove i passi da Trieste, loco natio amato e odiato, abbandonato (anche se ripensato spesso) da Bazlen, e scorre fra i rapporti con Svevo, Saba e la figlia Linuccia, Mattioni, Quarantotti Gambini … È quest’ultima figura, particolarmente interessante per il mondo istriano, che dà anima ad una parte del volume: grazie alle lettere di Bobi (anzi “bobi”, scritto minuscolo), in parte inedite, al maggior scrittore del ‘900 che l’Istria ebbe a dare alla letteratura italiana, conservate dall’IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, viene alla luce quanto Bazlen sia stato fondamentale per Pier Antonio Quarantotti Gambini e per la sua scrittura. Da ciò consegue anche che il volume venga presentato proprio dall’IRCI in collaborazione con la casa editrice “La nave di Teseo”, il 12 settembre alle ore 18 presso il Museo istriano in via Torino 8 dove a dialogare con l’autrice, Cristina Battocletti, sarà Cristina Benussi.
L’ingresso è libero sino ad esaurimento di posti.
Irriverente, forse; finanche fastidioso, talvolta. Incalzante e accattivante, però. Senza dubbio pronto ad alzare onde e a bagnare senza freno tutti i brandelli di un uomo, della sua vita, della sua personalità e del suo fare raccolti là dove ancora si può. Così si potrebbe dire del lavoro di Cristina Battocletti “Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste”(La nave di Teseo, pp. 392, euro 19,50). Sicuramente attesa – tanto che, uscita il 31 agosto, è già in ristampa – l’opera ricostruisce la figura di questo strano triestino, il maggiore “intellettuale editoriale” del ‘900. Bobi Bazlen, fra gli anni Venti e tutti gli anni Cinquanta del secolo appena trascorso, fu indubbiamente (e non solo) il maggior “cacciatore di talenti” letterari per l’editoria italiana: dal caso Svevo, la cui fama tardiva avvenne proprio grazie all’intermediazione intellettuale di Bazlen e Montale (che era amico di Bobi), a Kafka e Musil, introdotti, ancora grazie a Bazlen, sul mercato dell’editoria nostra.
Se Einaudi deve molto a questo evangelico-ebreo triestino (sono queste infatti le religioni di appartenenza rispettivamente del padre e della madre di Roberto Bazlen), molto poco religioso quanto, all’opposto, affascinato dalla psicanalisi ma anche dall’esoterismo e dalla cabala, ancor di più l’editoria italiana è debitrice a Bazlen per la nascita di Adelphi, di fatto fondata dal nostro assieme a Foà e oggi ancora condotta da quel Calasso che, in qualche modo, ne è continuatore e figlio spirituale.
L’indagine della Battocletti, vice Direttore della Domenica del Sole 24 Ore, muove i passi da Trieste, loco natio amato e odiato, abbandonato (anche se ripensato spesso) da Bazlen, e scorre fra i rapporti con Svevo, Saba e la figlia Linuccia, Mattioni, Quarantotti Gambini … È quest’ultima figura, particolarmente interessante per il mondo istriano, che dà anima ad una parte del volume: grazie alle lettere di Bobi (anzi “bobi”, scritto minuscolo), in parte inedite, al maggior scrittore del ‘900 che l’Istria ebbe a dare alla letteratura italiana, conservate dall’IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, viene alla luce quanto Bazlen sia stato fondamentale per Pier Antonio Quarantotti Gambini e per la sua scrittura. Da ciò consegue anche che il volume venga presentato proprio dall’IRCI in collaborazione con la casa editrice “La nave di Teseo”, il 12 settembre alle ore 18 presso il Museo istriano in via Torino 8 dove a dialogare con l’autrice, Cristina Battocletti, sarà Cristina Benussi.
L’ingresso è libero sino ad esaurimento di posti.
Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata
via torino
34100 Trieste
040 639188
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34100 Trieste
040 639188