La buona novella
Tuesday 19.03.2024
– Wednesday 20.03.2024
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – Il Rossetti
– Wednesday 20.03.2024
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – Il Rossetti
Neri Marcoré ritorna a Trieste con un affascinante progetto che intreccia musica e teatro:
si tratta dello spettacolo “La Buona Novella” diretta da Giorgio Gallione, che alterna e
intreccia le canzoni di Fabrizio de André (per gli arrangiamenti e la direzione musicale di
Paolo Silvestri) con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è
ispirato: dal protovangelo di Giacomo al Vangelo dell’Infanzia Armeno a frammenti dello
Pseudo-Matteo.
Prosa e musica, perciò, montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore
nel disco del 1970. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza
evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria.
Di taglio esplicitamente teatrale, costruita quasi nella forma di un’Opera da camera “La
Buona Novella” è il primo concept-album dell’autore, con partitura e testo composti per
dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un
falegname, il popolo. Ed è proprio da questa base che prende le mosse la versione
teatrale.
“Compito di un artista credo sia quello di commentare gli avvenimenti del suo tempo
usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone”. Questa
dichiarazione di De André è emblematica di come l’autore si sia posto, in tempi di piena
rivolta studentesca, nei confronti di un tema così delicato e dibattuto dal punto di vista
politico e spirituale.
Con “La Buona Novella” De André lavora certo a un’umanizzazione dei personaggi, ma
questa traduzione cantata dai temi degli Apocrifi è fatta con grande rispetto etico e
religioso. La valenza “rivoluzionaria” della riscrittura sta più nella decisione di un laico di
affrontare un tema così anomalo per qui tempi che nei contenuti o nel taglio ideologico.
Solo a tratti nel racconto appare l’attualizzazione; più spesso le ricche e variegate
suggestioni immaginifiche, fantastiche e simboliche degli Apocrifi sono ricondotte a una
purezza quasi canonica, e talvolta traspare la sensazione che esista, anche per l’autore, la
sconvolgente possibilità che in Gesù umanità e divinità abbiano convissuto.
Traspare così un percorso parallelo nella interpretazione di De André, da una parte una
innata tendenza a mettere in discussione tutto ciò che appare codificato, dogmatico o
tradizionale, dall’altro una sensibilità che gli fa preferire tra le molte versioni degli Apocrifi
sempre la scelta più nobile, matura e ricca umanamente, alla ricerca di un racconto forse
meno sacro, ma sempre profondamente morale.
La drammaturgia aggiunta, recitata in gran parte da Neri Marcorè racconta l’antefatto de
L’infanzia di Maria, svelandone la nascita ‘miracolosa’, e riempie il vuoto che va
dall’infanzia del Cristo alla Crocifissione.
«Quando avevo più o meno 13 anni - racconta Neri Marcorè - una mia zia molto
appassionata di De André mi regalò il vinile de “La Buona Novella”. Confesso che dopo
averlo ascoltato un paio di volte finì nelle retrovie perché a quel tempo non fui conquistato
né dalla musica né dai testi che componevano quello che può essere considerato uno dei
primi, se non addirittura il primo, concept album della discografia italiana. Forse non era
l’approccio più indicato, soprattutto a quell’età, per iniziare a scalare metaforicamente
quella montagna che Faber, come lo chiamava il suo amico Villaggio, rappresenta ancora
oggi. Tempo dopo cominciai ad apprezzare le sue canzoni grazie al doppio live suonato
con la Pfm (al primo ascolto di un pezzo mi colpisce sempre più l’arrangiamento musicale,
tra armonia e melodia; solo in un secondo momento pongo attenzione al testo) e da lì mi
venne naturale esplorare la sua produzione fino ad allora e continuare a seguirlo nei dischi
successivi, appassionandomi al suo sguardo originale sul mondo, alla cura delle parole, a
quella voce profonda al cui registro, col passare degli anni, ho finito curiosamente per
aderire. Al punto che circa dieci anni fa ho cominciato a eseguire parte del suo repertorio
in concerti dal vivo, con la difficoltà di dover limitare la scaletta a una ventina di pezzi. Con
Giorgio Gallione, il regista al quale sono legato da una collaborazione ormai ventennale,
dopo aver messo in scena Gaber e molti altri autori, decidemmo di intrecciare le canzoni,
le riflessioni di De André con le invettive e il pensiero di Pasolini, nello spettacolo Quello
che non ho. L’impatto fu folgorante, tant’è che il cerchio immaginario non poteva che
essere chiuso con una rappresentazione su De André o, per meglio dire, attraverso De
André».
«“La Buona Novella” infatti - conclude l’attore - è un’opera polifonica che mediante
metafora e allegoria parla dell’arroganza del potere, il quale mal digerisce gli uomini troppo
liberi di pensiero, intralcio per l’esercizio del potere stesso, sia esso famigliare, religioso o
politico. La spiritualità, intrinseca nel momento in cui si parla di Gesù e della Madonna, è
però qui contemplata nella sua dimensione terrena, laddove “il più grande rivoluzionario
della Storia” resta prima di tutto un uomo, con una fisicità che non lo rende diverso dai
suoi simili. Eppure, nonostante i suoi limiti, ogni essere umano può compiere imprese
straordinarie e dar vita a nuovi corsi ogni volta che non si pone al primo posto ma si mette
al servizio di un bene superiore, collettivo».
“La Buona Novella” va in scena alla Sala Assicurazioni Generali da martedì 19 e
mercoledì 20 marzo, sempre alle 20.30
I biglietti sono in vendita alla Biglietteria del
Politeama Rossetti e nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia:
www.ilrossetti.vivaticket.it
Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e 040.3593511.