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Quintessenza - la magia

Sunday 23.07.2017
– Monday 07.08.2017
Sala Umberto Veruda
Ci sono tanti significati di Magia come tipi di maghi. (Giordano Bruno)
Controluce alcune parole soffiano al vento come semi di tarassaco: sospese nel sole si svelano al senso. Magia tra queste, chiave e soglia del sapere, intima conoscenza di ciò che ci pervade e limita. Magia come atto tellurico, scaturigine della parola e della narrazione da cui prende vita il mondo: ecco il Vulcano di Giulio Rigoni, la montagna sacra che è la parola, racconto della creazione, ecco la colonna di carta che ci trasporta a Dio, Axis Mundi, aspirazione, slancio e fuga di là della colonna conficcata nella terra, nella vanità della vita, colonna-scoglio da aggrappare come cozze. Colonna-centro delle antiche città, fulcro sacro dell'altare, ara o tavolo da dissezione su cui Saturno Buttò osserva celebrare una Red Mass, invito a consumare l'eucaristia del corpo della donna, allo stesso tempo oggetto e sacerdotessa del culto, desiderata e negata, immolata alle passioni del dolore e dell'estasi, trasfigurata nel sangue e nel vino. Testimoni, adepti, o giudici, un coro maschile assiste al sacrificio: profanazione, condanna, o adorazione dell'eredità pittorica dell'Occidente. E poi, un altro corpo, un altro sacrificio, e un altro sguardo ad omaggiare tradizioni secolari dell'arte: San Sebastiano, egli stesso colonna, e la sua stessa carne, martire, campo di battaglia tra dolore e coraggio: è questa la soglia cui indica Barbara Stefani, spalancata nella fede ad oltrepassare il corpo perseguitato e dilaniato.
Ecco allora come ogni soglia comunichi o separi, introduca od escluda. Stefan Turk apre la Porta Aurea ad un oriente di universi in accumulazione e sottrazione di colori e strati, luogo di possibilità che giace di là del quadro, esponendo lo sguardo, di qua, a superare il suo limite avventurandosi a nuove vulnerabilità. Ed è anche un’altra soglia che, sprofondata nel tempo, riemerge dai caratteri di antiche stamperie ormai scomparse: porta Ermetica percorsa da Alessandra Spigai attraverso la memoria materica della letteratura, lo stampo immutabile da cui emerge l'infinita mutabilità della scrittura, l'infinito incostante rifrangersi in frammenti di un essere in divenire, Resilienza dell’individuo in un instabile gioco di specchi, o come il movimento, direzione, Processione di sculture cubiche di Paola Gariboldi, a propagarsi come onde sismiche, variabili nello spazio che attraversano e che incontrano, anche esse in divenire.
Similitudini, metafore, metonimie, allegorie, simboli, parallelismi, allusioni, collegamenti, vincoli e legami tra mondi, individui, storie, elementi, immagini, forme, memorie: montagna, colonna, specchio, soglia, corpo. Il corpo come nodo fondamentale, legame primitivo, centro, nucleo da cui tutto dipana. Il corpo declinato nella definitiva presenza formosa della Madonna di Sara Saudkova, e inaggirabile, come la sua montagna sacra, Monumento maschile. Il corpo di vera carne e vero sangue, sorgente della vita, ed il corpo sfuggito e desiderato, evocato, gesto d'una Femme a sfiorare l'obbiettivo di Tiziano Neppi: fantasma, ricordo o presagio.
I corpi s’impongono o sbiadiscono. Coagula la materia nelle sculture ai quattro elementi di Marco Bevilacqua, concrete e vive, di legno segato, tagliato, scolpito, tornito e poi toccato lavorato impugnato e carezzato: un oggetto certo e rassicurante di terra, d’aria, di acqua, incorniciato nel fuoco, a trattenere l’essenza dispersa nel fumo, la materia dissolta del video Smoke di Nello Teodori, uno sguardo, un punto di vista, slogan di qualche pubblicità che ancora ci inviti a “fumare”, a “sfumarci”, l’inquadratura fissa sul camino della Cappella Sistina da dove cola il fumo di colori vaghi, di parole inattese, fuoco e aria suggestioni improvvise che srotolano dall'ambiguità.
E altrove insiste ostinato il ciclo degli elementi muti, della vita incosciente, liquido strappato alla terra, suscitato dalle profondità e forzato oltre rami e foglie attraverso Radici e nuvole ad un altro ciclo, ad un altro cielo, una sublimazione sulle dita di Silvia Braida, dal futuro al passato, dalle origini ai sogni, e di nuovo pioggia, come foschia sulle acque di uno specchio magico o di un paesaggio, vapori e cenere sulla laguna di Cà Loredan, di Natalija Šeruga, tempo che ripete e consuma la Storia rinnovando il suo tratto, il suo ritratto.
Rispondono le incantazioni una all'altra, formula cangia in formula, mani lontane si levano agli stessi gesti: innumerevoli quanto i tipi di maghi, nel vortice degli Elementi si condensano i significati di Magia e dal turbine cristallizza la sua Quintessenza.

La mostra, ad ingresso libero, con orario feriale e festivo 10.00_13.00 e 17.00_20.00, si concluderà lunedì 7 agosto 2017.
Espongono i seguenti artisti: Marco Bevilacqua, Silvia Braida, Saturno Buttò, Paola Gariboldi, Tiziano Neppi, Giulio Rigoni, María Sánchez Puyade, Sara Saudkova, Natalija Šeruga, Alessandra Spigai, Barbara Stefani, Nello Teodori, Stefan Turk.
Sala Umberto Veruda
passo costanzi
34100 Trieste